La storia della ferrovia italiana al museo di pietrarsa

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Il Museo Nazionale ferroviario di pietrarsa si trova nel capoluogo campano e, più precisamente, tra i tre quartieri di San Giovanni a Teduccio, Portici e San Giorgio a Cremano. Si tratta di una struttura ricca di storia, che in questo articolo cercheremo di approfondire nel dettaglio.

Museo di Pietrarsa: la storia

Il museo si trova a San Giovanni a Teduccio e rappresenta un centro di archeologia industriale. Oggi è proprietà delle Ferrovie dello Stato. Il museo venne inaugurato nel 1989 e ad oggi è uno dei più importanti dell’intero continente europeo. Collocato tra il mare e il Vesuvio, si estende su un’area di 36.000 metri quadrati.

Nel museo di pietrarsa, i visitatori possono accedere a treni e locomotive storiche. Inoltre, è possibile anche effettuare un viaggio virtuale attraverso l’utilizzo della realtà aumentata che permette di vivere l’esperienza di accedere al primo treno della locomotiva Bayard, ovvero il primo treno che effettuò la tratta Napoli Portici. Si tratta di un vero e proprio gioiello storico che effettuò il suo prima viaggio il 3 ottobre del 1839. I visitatori possono accedere anche ad una panorama straordinario, che affaccia direttamente sul Golfo di Napoli.

Il museo si trova all’interno dell’officina borbonica “Reale opificio meccanico pirotecnico e per le locomotive” che venne fondato da Ferdinando II di Borbone nel 1840, con la volontà di trovare un luogo dove iniziare a costruire le officine ferroviarie del Regno delle Due Sicilie. La struttura venne realizzata in un’area chiamata prima Pietra bianca e poi Pietrarsa, nome derivante dall’eruzione del Vesuvio che, attraverso la sua lava, aveva trasformato l’intero territorio.

Le officine rappresentano la prima fabbrica italiana di locomotive a vapore e di materiale rotabile. Essa veniva utilizzata sia per produrre materiale bellico che civile. È senza dubbio una delle opere che hanno caratterizzato il regno di Ferdinando II. Attraverso la realizzazione dell’officina, infatti, il Regno riuscì a diventare autonomo e a non dipendere più dalla tecnica straniera. Non è un caso che all’ingresso della struttura sia ancora installata la statua del Re Bomba.

Nel 1856 l’opificio divenne il più importante nucleo industriale italiano e vi prestavano opera all’interno ben 700 operai. La struttura inoltre ricevette la visita di molte personalità importanti dell’epoca, tra cui lo zar di Russia Nicola I, il quale venne ispirato dall’opera per la costruzione del complesso ferroviario di Kronstadt. L’opificio venne visitato anche da Papa Pio IX.

Le opere conservate nel museo

All’interno del museo, oltre alla famosa Bayard, è possibile trovare anche sei locomotive elettrici, 12 rotabili delle littorine, cioè delle automotrici elettriche, e 25 locomotive a vapore. Sono inoltre conservate alcune carrozze che servivano per trasportare la posta e i detenuti. C’è poi la carrozza numero 10, conosciuta come treno presidenziale o treno reale. Questa fu costruita dalla Fiat nel 1929 in occasione delle nozze di Umberto II di Savoia e Maria Josè del Belgio. Da menzionare anche la locomotiva a vapore 290319, che risale invece al 1912 e rappresenta la prima locomotiva entrata nella sede del museo nel 1982.

In totale il museo è costituito da ben 7 padiglioni. Il primo è dedicato proprio alla conservazione dei mezzi del passato. Nel secondo padiglione invece sono raccolte l’insieme dei rotabili e dei carri in scala ridotta. Il terzo padiglione è diviso in tre settori e in esso sono ospitati dei vecchi macchinari e anche delle locomotive automotrice diesel elettrica.

Il Museo Nazionale ferroviario di Pietrarsa è aperto il giovedì dalle 14 alle 20, il venerdì dalle 9 alle 16, mentre invece il sabato, la domenica e nei giorni festivi gli orari di apertura vanno dalle 9:30 del mattino fino alle 19:30. Nei giorni restanti si può accedere al museo solo su prenotazione per gruppi di 10 persone.

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