Vico Equense, bellezze e curiosità

Ricca di cultura, Vico Equense è una vera e propria perla della penisola sorrentina. Scopriamo insieme la bellezza e la storia di questo luogo.

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Situata tra il Golfo di Napoli, i monti Lattari e il golfo di Salerno e su un banco tufaceo che si estende da Scrajo a Punta Scutolo, Vico Equense è una delle tante perle della penisola sorrentinaLa città conserva al suo interno secoli di storia che si manifesta nei tanti monumenti che la caratterizzano. In seguito, andremo insieme alla scoperta di questa splendida località. 

Storia di Vico Equense 

Il termine “Equense” deriva dalla parola latina “aequa”, che si traduce con il termine “piana”, mentre invece Vico deriva dal termine “vicus”, che nella lingua dei romani stava a significare un borgoL’area era abitata già prima dell’arrivo dei romani, ma le prime fonti storiche relative a Vico Equense risalgono al poema dell’autore latino Silio Italico, “Punica”, 

Nel 89 a.C. il borgo venne attaccato e distrutto da Silla a seguito di una rivolta degli stabiesi contro Roma. In età imperiale, Vico divenne la destinazione preferita della nobiltà romana. Nel 79 d.C., però, fu coinvolta nell’eruzione del Vesuvio, che la distrusse completamente. Con la fine dell’impero, Vico venne esposta a numerose incursioni dei pirati saraceni. Per reazione, i vicani iniziarono a costruire strutture per difendere la città. 

Gli Aragonesi e gli Angioni rivitalizzarono nuovamente il borgo con la costruzione non solo di mura, ma anche di cattedrali e castelli. Intanto, nel corso dei secoli, iniziarono a sorgere anche numerosi borghi più piccoli intorno a Vico, ma per una rivoluzione completa dell’aspetto urbanistico del paese bisognerà aspettare solo il XIX secolo, quando, oltre all’abbattimento delle mura, si procedette anche alla costruzione di una strada di collegamento tra Castellammare di Stabia e Sorrento. 

Nel corso dei secoli, Vico divenne sempre più una zona turistica, meta di tanti turisti provenienti da ogni parte del paese. All’inizio del secolo scorso, la città si aprì ulteriormente grazie all’apertura della linea tranvia Castellammare di Stabia – Sorrento, la quale venne poi sostituita nel secondo dopoguerra con la ferrovia Torre Annunziata – Sorrento. La zona fu interessata da ulteriori cambiamenti urbani durante gli anni ’60 e ’70, che però furono gravemente danneggiati dal terremoto in Irpinia del 1980. 

Monumenti e bellezze di Vico Equense 

Vico Equense è caratterizzata dalla presenza di numerose bellezze storiche e naturali. Tra queste va citata la Chiesa della Santissima Annunziata realizzata agli inizi del XIV secolo. Si tratta di una struttura tipica dell’architettura gotica, anche se la facciata è stata realizzata in stile barocco. Al suo interno sono conservate tele di Jacopo Cestaro, Francesco Palumbo e Giuseppe Bonito. Inoltre, è presente anche l’urna di Gaetano Filangieri

Altrettanto importanti sono anche il Santuario di Santa Maria del Toro, che ospita al suo interno anche la statua di Maria con Gesù bambino, e il Santuario di San Michele Arcangelo, consacrato il 24 settembre 1950. Quest’ultima conserva anche la statua in marmo di San Michele, nota per il miracolo della sudorazione della manna.

Nel 1774 è stata consacrata un’altra delle chiese più importanti della città: la chiesa dei Santi Ciro e Giovanni, che ospita la peculiare cappella di Santa Lucia, che a sua volta contiene raffigurazioni dell’assunzione di Maria, scene della vita di Gesù e Santa Lucia. Tra le strutture non religiose bisogna menzionare innanzitutto il castello Giusso, fatto costruire dal re Carlo II d’Angiò, tra il 1284 e il 1289, che fu anche dimora di Luigi e Girolamo Giusso, che nel XIX secolo avviarono una serie di lavori di ristrutturazione. Il castello è noto anche perché, il 21 luglio 1788, al suo interno morì Gaetano Filangieri. 

A Vico Equense si trovano anche tre musei. Il primo è l’Antiquarium Silio Italico, un museo archeologico nato nel 1966 che ospita i corredi funerari della necropoli, oltre che a una serie di oggetti antichi, tra cui armi, vasi e ceramiche. Il secondo è il museo mineralogico campano, al cui interno si possono trovare una collezione di minerali che sono stati raccolti in più di cinquant’anni. Il terzo museo è quello di arte sacra di San Vito, che contiene una serie di oggetti sacri risalenti tra il XVI e XVIII secolo. Come dicevamo, ci sono anche una serie di bellezze naturali, tra cui le terme dello Scrajo e il banco di Santa Croce. 

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