Spazio Strega: come visitare l’iconico stabilimento dolciario di Benevento

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Benevento è uno dei luoghi campani, forse, più affascinanti per il patrimonio di leggende secolari che si porta dietro.

Sin dai tempi della Caccia alle Streghe e del Medioevo, infatti, si dice che sia popolata da streghe, le cosiddette “janare“, che si riuniscono sotto un grande noce lungo le sponde del fiume Sabato e sono pronte a tormentare famiglie intere prendendo di mira i bambini (un tempo si pensava che quelli nati con qualche malformazione fossero stati proprio da loro maledetti), cavalcando una giumenta rubata da una stalla per tutta la notte o invadendo i territori casalinghi.

Per questo, sono nati anche tantissimi riti anti-janara, fatti di formule magiche, frasi da ripetere e miti da mettere in pratica: “Janara janara ca ‘notte me piglie, te piglio po vraccio e te tiro ‘e capille”.

Proprio sulla base di questo importante corredo sovrannaturale, a Benevento, nel 1860, è comparso un liquore che sarebbe entrato nella storia e diventato ugualmente leggendario: lo Strega Alberti.

Identità beneventana

Giuseppe Alberti era uno speziale e cioccolatiere dalle idee liberali: dopo qualche anno di reclusione proprio a Montesarchio, nel beneventano, si trasferì da Napoli a Benevento e lasciò il suo vecchio lavoro per dedicarsi alla ideazione di un liquore aromatico alle erbe. Il nome che scelse, ovviamente, non fu un caso ma, anzi, è stato parte della fortuna che ha ottenuto, poi, questa importantissima bottiglia divenuta famosa a livello internazionale.

Grazie all’ottima risposta del pubblico, venne dopo poco costruito lo storico stabilimento nei pressi della stazione ferroviaria, quello che ancora oggi ospita la sede principale dell’azienda e che, grazie ad uno spazio adibito a Museo, può essere visitata su prenotazione dal Lunedì al Venerdì e ogni prima Domenica del mese.

Anche in questo caso, la scelta dell’ubicazione non fu casuale: era funzionale ad una più facile esportazione del prodotto.

Alla morte del visionario Giuseppe, avvenuta nel 1894, l’azienda passò nelle mani dei figli (Ugo, Vincenzo, Luigi e Francesco) e arrivarono le sponsorizzazioni da parte di nomi importanti dell’arte e del marketing del tempo: aprirono, così, nuovi stabilimenti a Nizza, Chiasso e Tripoli.

Arrivò, poi, il secondo conflitto mondiale e, durante i bombardamenti del 1943, lo stabilimento storico subì parecchi danni, ma non tali da escludere, successivamente, una ricostruzione e ristrutturazione.

La tradizione aziendale è proseguita di generazione in generazione, riuscendo a mantenere gli stessi standard di sempre ma anche a inventarsi nuove specialità dolciarie e alcoliche.

Negli anni ’60 e ’70 si aggiunsero gli stabilimenti di Buenos Aires e San Paolo e più recentemente, negli anni ’90, i settori liquoristico e dolciario videro comparire un nuovo “vicino di casa” dedicato ai semilavorati per la pasticceria e la gelateria.

Come non citare, poi, l’ormai famosissimo “Premio Strega“, nato dall’idea di alcuni amici giornalisti, scrittori e artisti che, nel 1944, ispirarono Guido Alberti con una serie di incontri e di discussioni sulla Seconda Guerra Mondiale che anticiparono, appunto, l’istituzione di questo premio che, oggi, si riunisce due volte all’anno per per premiare i libri italiani.

Visite guidate

Lo Spazio Strega è nato per condividere con il pubblico i 150 anni di storia dell’azienda, raccontati attraverso oggetti, immagini, attrezzature e profumi.

Il Museo si trova all’interno dello storico stabilimento di Benevento e parla di tradizione, leggende, streghe ma anche… truffe!
Curiosa, infatti, è la cosiddetta Sala delle Imitazioni, dove sono esposte le oltre 400 bottiglie contraffatte rinvenute in ogni angolo del mondo.
Nella fornitissima Erboristeria, poi, il pubblico può toccare con mano le erbe coinvolte nella preparazione del liquore e visionare anche la storica cassettiera in legno che custodisce la ricetta segreta del prodotto e gli antichi strumenti di lavorazione.
C’è, poi, l’antica Distilleria, dove i visitatori si ritrovano a camminare tra gli alambicchi a collo di cigno, ancora oggi attivi per la produzione, e si arriva alla cantina che ospita il liquore, per l’invecchiamento in tini di rovere almeno per 6 mesi.
Vi è anche una sala dedicata proprio al sopracitato Premio Strega.

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