Dolci napoletani: sfogliatella, santarosa e coda di aragosta – le differenze

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di Silvia Semonella

Quando si pensa alla Costiera Amalfitana, non si può far altro che immaginare il mare cristallino e le pittoresche cittadine a strapiombo sul mare. Considerata Patrimonio UNESCO, si estende da Positano a Vietri sul Mare e prende il nome da Amalfi, che ne è nucleo centrale.

Grazie alle sue bellezze, la “Divina Costiera” (fu soprannominata così durante il secondo dopoguerra) ha sempre attirato migliaia di turisti, compresi molti personaggi famosi che la scelgono da anni come meta per le vacanze estive: Jackie Kennedy, Greta Garbo, Sophia Loren, Leonardo DiCaprio, Tom Hanks e LeBron James sono solo alcuni tra i tanti vip che sono passati da qui.

Infiniti sono i luoghi di interesse, come il meraviglioso Duomo di Amalfi, Furore con il suo particolarissimo fiordo, Tramonti con il suo Valico di Chiusi o Vietri sul Mare, che fa parte dei borghi più antichi d’Italia.

Tanti sono anche i prodotti gastronomici tipici, come il limoncello, realizzato esclusivamente con limoni della zona (sfusato amalfitano e ovale di Sorrento), la colatura di alici e le conserve di pesce prodotte a Cetara e la famosa santarosa, da cui è nata la sfogliatella: un dolce dalle radici antiche, la cui storia è un insieme di realtà e leggenda.

La storia della santarosa e le sue evoluzioni

Monastero di Santa Rosa da Lima a Conca dei Marini, in Costiera Amalfitana; anno 1600.

La monaca cuoca, con della semola cotta nel latte avanzata dal pranzo, decise di preparare un impasto aggiungendovi zucchero, frutta secca e liquore di limone. Poi, a parte, arricchí la pasta del pane con vino bianco e strutto e, dopo averla lavorata e averle dato la forma di un cappuccio di monaca, la farcì con il composto precedente, la sigillò e la mise nel forno a legna. Dopo la cottura, guarní il tutto con crema pasticcera e amarene creando, di fatto, il dolce diventato poi famoso con il nome di santarosa, in onore della santa a cui era intitolato il monastero.

Per molti anni la ricetta restò segreta, custodita gelosamente dalle religiose, fino a quando giunse nelle mani di Pasquale Pintauro, pasticciere napoletano. Questi la modificò, eliminando amarene e crema pasticcera, creando così la versione del dolce più conosciuta in tutto il mondo: la sfogliatella, nelle varianti riccia e frolla. La prima è caratterizzata da sottilissimi strati di pasta sfoglia, sovrapposti gli uni agli altri, mentre la seconda è realizzata con morbida pasta frolla.

Alla fine è arrivata anche la coda di aragosta, molto simile alla sfogliatella riccia, da cui si distingue essenzialmente per la farcitura: crema chantilly o cioccolato per la prima, ripieno classico a base di ricotta e canditi per la seconda.

A noi è già venuta l’acquolina in bocca… non vi è venuta voglia di assaggiarle tutte?

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